Spiegare e parlare ai bambini del Coronavirus: come e cosa dire

Abbiamo scelto di iniziare questa rubrica con una riflessione da condividere assieme. Come viviamo questi giorni? Come ci sentiamo e quali difficoltà avvertiamo come genitori nella quotidianità educativa? 

È indubbio che i bambini siano la nostra principale preoccupazione: ci chiediamo di che cosa hanno bisogno, di come comunicare bene con loro. Ci domandiamo quali azioni mettere in atto per prenderci cura al meglio. 

Occupandomi di educazione e psicologia ho pensato di offrire alcuni spunti condividendo riflessioni e contributi utili reperibili anche nel web. 

Come genitori vorremmo essere capaci di amore incondizionato verso i figli e invece siamo genitori condizionati da tanti fattori. In questo periodo, in particolare (essere chiusi tra le mura domestiche, la convivenza forzata, la gestione del lavoro da casa), sono molti i fattori che possono amplificare la reattività delle risposte genitoriali, soprattutto quando ci confrontiamo con i nostri bambini, con le nostre e le loro emozioni.

Così si cercano risposte alle domande che i bambini ci pongono: “Perchè dobbiamo stare sempre a casa? Quando se ne va questa brutta influenza?” A seconda della loro età, si cercano le parole giuste, ma anche le modalità adeguate. Una buona base di partenza è quella delineata dal pedagogista Daniele Novara che ci ricorda: “I bambini assorbono gli stati d’animo degli adulti: date loro solo informazioni pratiche”.

Tuttavia, se nell’intenzione di proteggerli ci accorgiamo che stiamo evitando di incontrare i loro sguardi interrogativi e, forse le loro paure più intime, possiamo porre rimedio ponendoci in ascolto, chiedendo loro ciò che già sanno e osservandoli nella loro capacità di raccontare e di stupirci nell’aver forse trovato un significato da cui avviare un dialogo insieme.

E quando i bimbi ci chiedono: “Come mai non possiamo vedere nemmeno i nonni”? 

A questo proposito una buona metafora con cui spiegare anche ai bimbi l’importanza della distanza tra le persone, anche da quelle a cui siamo maggiormente affezionati, è quella del fiammifero che prende vita e che, spostandosi dalla fila, si sottrae alla trasmissione del fuoco-contagio, provocando l’esaurimento della fiamma.

Saper stare con loro, in un tempo di gioco e con parole autentiche, trasferisce ai bimbi la piena sensazione che il genitore si stia prendendo cura di loro, e nel raccontare i fatti, è importante sforzarsi di prendere in considerazione “anche gli aspetti che mirano a coltivare la speranza”.

Interessanti i consigli di Alberto Pellai e Daniele Novara su come parlare del Coronavirus ai bambini: per chi è interessato ad approfondire. Questo il link all’articolo completo.

Diventa così fondamentale trovare degli accorgimenti per sostenere la nostra genitorialità, mezzi utili per facilitare la relazione affettiva con i figli, che portino spiegazioni ma anche momenti di spensieratezza, per questo suggeriamo la filastrocca creata dal poeta Roberto Piumini

Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’
[….]

Concludo questo appuntamento ringraziandovi per la disponibilità a seguirci, vi ricordo che ci saranno altri articoli nelle prossime settimane, vi lascio sperando che questa lettura sia stata un’esperienza positiva, certi che continueremo a ragionare insieme su questo nostro essere genitori, sulle soluzioni che stiamo trovando, sulle difficoltà che sentiamo, sui possibili errori e su come prenderci cura dei bambini coniugando pensieri ed emozioni. 

Dott.ssa Alessandra Bocchio Chiavetto
Psicologia, Comunicazione, Formazione, 
Sviluppo e Coordinamento di Progettualità Psico-Educative ed Intergenerazionali

Autore: Alessandra Bocchio Chiavetto

Psicologia, Comunicazione, Formazione,
Sviluppo e Coordinamento di Progettualità Psico-Educative ed Intergenerazionali