Genitori Connessi e Disconnessi:la regolazione emotiva

Una delle questioni che mi viene posta più ricorrentemente dai genitori e dalle maestre ruota intorno alla gestione della rabbia dei bambini.

Nel precedente scritto avevo messo in luce la necessità di mantenere o più verosimilmente recuperare la calma, quando siamo in presenza di emozioni bollenti come la rabbia o raggelanti come la paura.

Entrambe queste emozioni possono essere talmente travolgenti da far perdere il contatto con la lucidità, fino a provocare espressioni verbali (offese, urla, minacce ecc.) o comportamentali inadeguate (strattonamenti, schiaffi, punizioni di vario genere ecc.) a cui generalmente fa seguito un forte senso di colpa, che si presenta nel genitore con vissuti di inadeguatezza, indegnità, rovina.

Il senso di colpa aiuta a cercare una riparazione nei confronti di chi è stato aggredito dalla rabbia, tuttavia non è questo specifico sentimento che previene di per sé le esplosioni emotive negative.

Ogni figlio rappresenta una strada da percorrere, lungo la quale incontriamo molti specchi, che ci rimandano molte profonde informazioni circa la nostra storia infantile e adolescenziale e la nostra più generale dentità.

Può essere sconvolgente per esempio scoprire di essere violenti nella gestione della rabbia propria o altrui, ma poterlo riconoscere è il primo passo per poter iniziare un percorso di elaborazione personale, che lentamente e gradualmente consente di imparare a REGOLARE meglio la propria emotività.

Per regolare meglio quindi è fondamentale riconoscere la tendenza o l’effettiva DIS-REGOLAZIONE EMOTIVA, che oltrettutto è piuttosto diffusa collettivamente e nemmeno troppo indicata come elemento disfunzionale del vivere insieme.

La regolazione emotiva richiede di mantenere il contatto con la consapevolezza del momento, momento per momento, pur restando sull’onda della tempesta che si sta verificando fuori e dentro di noi. Il mantenimento della consapevolezza è un’acquisizione, è quindi una competenza personale e interpersonale, che richiede tempo e dedizione per essere appresa.

La rabbia è un’emozione naturale, innata, che porta istintivamente all’attacco o alla fuga (per esempio al ritiro emotivo dalla relazione). Viene appresa invece la capacità di gestione più evoluta. Una volta riconosciuta a fondo la propria tendenza all’espressione immediata e/o violenta della rabbia, il secondo passo è chiedersi cosa faccia arrabbiare nel rapporto con quel bambino, quali sono le situazioni ricorrenti. L’elenco può essere lungo, ma elencarsi bene, con chiarezza le varie situazioni è di aiuto nel poterle riconoscere più tempestivamente nel momento della loro emergenza. Se guardando il cielo, capisco che sta per piovere, uscirò equipaggiata!

L’equipaggiamento qui per noi equivale a mantenersi in contatto con la coscienza che la reazioneviolenta ad una situazione esasperante sarà quella di cui subito dopo ci si pentirà, perché non avrà aiutato il piccolo a crescere, ma lo avrà solo spaventato, oppure reso ostile, altrettanto aggressivo, oppositivo, esageratamente remissivo ecc.

La regolazione emotiva è quella funzione che connette il nostro cervello più primitivo ed istintivo (la cosiddetta parte rettiliana) con la parte del cervello più evoluta, ovvero la corteccia cerebrale. É la CONNESSIONE che fa la differenza, dunque dobbiamo imparare che prima di connetterci con i bambini, e cioè con i loro stati emotivi, dobbiamo saperci connettere con noi stessi all’interno di noi stessi.

Non è un’acquisizione facile, può richiedere anche un sostegno, ma lo sforzo in questa direzione aiuta il genitore a sentirsi competente, più sicuro di far bene nei confronti del proprio bambino, in generale a sentirsi un adulto più maturo e consapevole.

Una lettura che consiglio:

“Mamma non ti arrabbiare! Come rimanere un genitore amorevole e giusto anche quando tuo figlio ti fa sclerare” di Jeannine Mik e Sandra Teml-Jetter.

Dott.ssa Palma Minervini

Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalista

Consulente Centro Infanzia Ferro OIC

Autore: palmaminervini